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Nei campi di cinabro

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L'ascolto si distingue dalla voce
nel tracciato primitivo che disegna
un uomo piccolo, che tende i suoi polmoni,
staccandosi dal cielo con un soffio
il verbo dentro il fuoco e tutto il sesso
giù nell'acqua dentro i campi di cinabro
ricercando l'immortalità. Mi hai scosso la matrice,
gli irrisolti umani al mondo dell'Avere ,
nelle dieci contrazioni di Mosè,
per vivere la Pasqua nel possesso
della terra, ho combattuto l'illusione
con Teseo tutta la notte
mentre mi tiravi per il corpo dalla vita
nell'anarchia del basso della acque.
Nel diluvio partorendo solo figlie
come  ricordare della  sposa,
il vuoto nella carne-
non un buco  primordiale della terra-
nel suo centro,  luogo Ultimo d'Unione?

Dovevi penetrarmi
prendermi nell'arca la coscienza,
per sentire la tua voce
e il peso delle altezze, nel diluvio
restare ancora al caldo, come un lievito disteso
con bellezza. Ora legami all'estate
degli  uccelli, che vanno e vengono
misurando il livello delle acque,
dentro il tempo. Mi  farò animale
a nuova terra, asciugando fuori
a poco a poco, neanche il corvo tornerà.

C'è così tanto giorno da godere ancora,
quando mi chiami per il Nome Libertà,
inebriati e nudi del possesso- mio Ararat
quante volte la salita antica
senza giungere  alla cima  dell'interno !-
seguendo l'arco nella nube della schiena
ci siamo visti lungo il ponte con le pietre
nelle mani come frutti  queste vertebre
Ti ricordi la scintilla ? dalla Grande Sera
al Domani che ci canta
nel compimento della Croce
fu splendore
della luce che s'invia ad Altra luce
nominandola nel volto dell'Amore
abitando le sue immagini in eterno

 amina narimi - 12/01/2014 01:09:00 [ leggi altri commenti di amina narimi » ]

la voce e l’ascolto, confusi solo nelle prime settimane intrauterine, si riuniranno un giorno a formare una sola carne questi due fratelli che scorrono affiancati
il Rio delle Amazzoni e il silenzioso Hamza, sembrano davvero lo yin e yang, il maschile e femminile che ognuno porta in sé distinti fino a compimento
Grazie Lorenzo ti abbraccio con una stretta sotterranea

Grazie FerdiNando quando scrivi tutto il corpo diventa un orecchio dentro la tua generosità sei un Fratello

 Qssp - 11/01/2014 14:34:00 [ leggi altri commenti di Qssp » ]

Hai ferito i miei occhi con la luce, ora di più "vedo" la Bellezza.
Magistrale, MiaInsuperabilePoetessa.

 Lorenzo Mullon - 11/01/2014 12:41:00 [ leggi altri commenti di Lorenzo Mullon » ]

Ci sono questi flussi tra ascolto e voce, come il fiume immenso che scorre a mille metri sotto il Rio delle Amazzoni, e le sue controcorrenti misteriose

 Amina - 11/01/2014 11:28:00 [ leggi altri commenti di Amina » ]

È una lettera ebraica quel soffio che disegna un piccolo uomo con le braccia sollevate ed i polmoni tesi al cielo, sembra di vedere nel disegna una "E" con le punte verso l’Alto
Staccandosi dal cielo il soffio spinge l’uomo in basso diventando il simbolo la nostra attuale "E" di congiunzione, quali siamo, tra cielo e terra
L’oumo piccolo allora è quello della "caduta" di tutti noi,quello che si stacca da quel cielo credendosi "compiuto" avendo mangiato il frutto troppo presto, nella caduta mantiene il soffio divino, il verbo dentro lui, l’Immagine di Dio, occorreranno millemila diluvi nei nostri cieli interiori per tornare a "ricordare" con siamo distinti e non divisi e di nuovo risalire l’’albero dall’Avere all’Essere, facendo rotta con Noè scendere nell’arca di Noi stessi per sposare la Nostra Issah, la nostra parte femminile, maschile
L’’estate è forse la fine del diluvio - di uno dei diluvi- anche l’elaborazione di un lutto diventa un’estate) il mettere la tenda su Nouva Terra prendendo possesso di quel Noi che siamo e godere di questa libertà
quasi una immortalità ri.trovata nei campi di cinabro .. .. ( continua ) Grazie Poetamio....

 quattrosraccisullapelle - 11/01/2014 10:08:00 [ leggi altri commenti di quattrosraccisullapelle » ]

In immagini ricche e suggestive, simboli come dardi che penetrano chi legge, rilasciandogli lentamente dentro il sangue, un antitodo alla prosaicità della vita, affreschi davanti ai nostri occhi quella che appare un’epopea amorosa.
Certo, mi sembra di vedere la vergongna di quell’uomo che definisci piccolo, è bastato un soffio per staccarlo dal cielo. Ora occorra che rilegga e rifletta ancora, per capire se quell’aggettivo è strumento di condanna e separazione, come sembrano suggerire quei versi che richiamano all’estate e al Nome Libertà, a dire qualcosa si chiude e qualcos’altro si apre e del primo se rimane è un ricordo non più l’agire.
Particolarmente bello l’inizio, quell’ascolto distinto dalla voce, come l’amore che è sempre anche altro da ogni suo gesto.
M’inchino devoto, MiaInsuperabilePoetessa.

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